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Per le pratiche gratuite di quest’anno 2023-2024 abbiamo pensato di proporre un vero e proprio percorso che ci porti a percepire i due rami che meno vengono presi in considerazione dai praticanti di Yoga, Yama e Nyama.
In genere ci si considera praticanti di questa preziosa disciplina quando ci sappiamo mettere a testa in giù, sappiamo piegarci all’indietro, ci manteniamo in equilibrio sulle mani, qualcuno addirittura sui mignoli… Eppure un qualsiasi circense sa fare questo ma ciò non lo identifica come praticante!
Lo scopo dello Yoga non è perfezionare il corpo fisico ma abbandonarlo; forse questo non piacerà alla stragrande maggioranza degli yogin moderni ma ciò non toglie che lo Yoga resta sempre e comunque quello che è, indipendentemente dal fatto che ci piaccia o meno.
Il percorso verso l’emancipazione dello spirito dal corpo, che Patanjali definisce Kaivalya, non parte dagli equilibrismi ma dall’ecologia della mente e del comportamento attraverso i due rami dell’Ashtanga Yoga (che nulla ha a che vedere con la pratica a sequenze che si fregia di questo nome); non partire da questi e praticare Hatha Yoga (ovvero l’insieme di asana, pranayama, pratyahara) vuol dire rischiare di cristallizzare proprio le aberrazioni del nostro ego che, invece, la disciplina si pone lo scopo di superare.
Nei testi tantrici (cioè quelli del metodo) i Maestri specificano che Hatha Yoga va praticato per un tempo limitato, quello necessario per rendere la facoltà mentale volitiva tanto da essere pronta per il Raja Yoga nelle sue varie forme.
Eppure spesso non si pratica neanche Hatha Yoga considerando che ci si ferma alle posizioni senza nessuna o poca conoscenza e pratica del pranayama e il completo disinteresse per il pratyahara, la ritrazione dal “cibo tossico”; questo crea una schizzofrenia nel praticante che, avendo fatto la sua ora sul tappetino, pensa illusoriamente di stare percorrendo una Via di autocoscienza pur mantenendo inalterato lo status quo della sua vita quotidiana.
Il nostro obiettivo, per quanto ci è possibile, è di avvicinarvi ai precetti per poter guarire la mente e il cuore dagli effetti del complesso viaggio dell’Anima in questo Logos, soprattutto in questa era pesante come il ferro; questo perché nessuna postura potrà manifestare davvero il suo enorme potere se non le permetterete di lavorare su un terreno pulito, perché la postura rafforza ciò che trova.
Lo Yoga, come Patanjali ci insegna, non modifica la nostra natura, quella possiamo modificarla solo noi, Esso rimuove solo gli ostacoli alla sua piena fioritura; se siamo gramigna resteremo tali.
Ogni mese, partendo a settembre da Ahimsa, un precetto guiderà la nostra Sadhana, fino all’ultima pratica che si svolgerà a giugno 2024.
Speriamo ci sarete.
Un caro abbraccio,
Davide e Federica
NAMASKAR
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Per le pratiche gratuite di quest’anno 2023-2024 abbiamo pensato di proporre un vero e proprio percorso che ci porti a percepire i due rami che meno vengono presi in considerazione dai praticanti di Yoga, Yama e Nyama.
In genere ci si considera praticanti di questa preziosa disciplina quando ci sappiamo mettere a testa in giù, sappiamo piegarci all’indietro, ci manteniamo in equilibrio sulle mani, qualcuno addirittura sui mignoli… Eppure un qualsiasi circense sa fare questo ma ciò non lo identifica come praticante!
Lo scopo dello Yoga non è perfezionare il corpo fisico ma abbandonarlo; forse questo non piacerà alla stragrande maggioranza degli yogin moderni ma ciò non toglie che lo Yoga resta sempre e comunque quello che è, indipendentemente dal fatto che ci piaccia o meno.
Il percorso verso l’emancipazione dello spirito dal corpo, che Patanjali definisce Kaivalya, non parte dagli equilibrismi ma dall’ecologia della mente e del comportamento attraverso i due rami dell’Ashtanga Yoga (che nulla ha a che vedere con la pratica a sequenze che si fregia di questo nome); non partire da questi e praticare Hatha Yoga (ovvero l’insieme di asana, pranayama, pratyahara) vuol dire rischiare di cristallizzare proprio le aberrazioni del nostro ego che, invece, la disciplina si pone lo scopo di superare.
Nei testi tantrici (cioè quelli del metodo) i Maestri specificano che Hatha Yoga va praticato per un tempo limitato, quello necessario per rendere la facoltà mentale volitiva tanto da essere pronta per il Raja Yoga nelle sue varie forme.
Eppure spesso non si pratica neanche Hatha Yoga considerando che ci si ferma alle posizioni senza nessuna o poca conoscenza e pratica del pranayama e il completo disinteresse per il pratyahara, la ritrazione dal “cibo tossico”; questo crea una schizzofrenia nel praticante che, avendo fatto la sua ora sul tappetino, pensa illusoriamente di stare percorrendo una Via di autocoscienza pur mantenendo inalterato lo status quo della sua vita quotidiana.
Il nostro obiettivo, per quanto ci è possibile, è di avvicinarvi ai precetti per poter guarire la mente e il cuore dagli effetti del complesso viaggio dell’Anima in questo Logos, soprattutto in questa era pesante come il ferro; questo perché nessuna postura potrà manifestare davvero il suo enorme potere se non le permetterete di lavorare su un terreno pulito, perché la postura rafforza ciò che trova.
Lo Yoga, come Patanjali ci insegna, non modifica la nostra natura, quella possiamo modificarla solo noi, Esso rimuove solo gli ostacoli alla sua piena fioritura; se siamo gramigna resteremo tali.
Ogni mese, partendo a settembre da Aimsa, un precetto guiderà la nostra Sadhana, fino all’ultima pratica che si svolgerà a giugno 2024.
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