E tu che tipo di Yoga pratichi?

Davide Cisotto • 28 aprile 2025

E tu che tipo di Yoga pratichi?

Ciao,


e tu che tipo di Yoga pratichi?


Questa è la domanda che più di tutte ci viene posta al primo contatto con persone interessate alla nostra scuola e devo essere sincero…


rimaniamo sempre basiti da questa domanda.


Ma, ahimè, questo è l’epoca in cui viviamo e sappiamo quanta confusione ci sia sull’argomento e con quante informazioni sia necessario venire a contatto per riuscire a capirci qualcosa.


Ognuno sembra avere la risposta corretta per tirare acqua al suo mulino e far capire che il proprio stile sia meglio di un altro.


Questo succede in un periodo in cui la mente umana, e la sua enorme capacità di divisione, la fa da padrona…


e non solo nel mondo dello Yoga ma in tutti i campi della scienza e della medicina.


Proviamo a fare un piccolo passo indietro e capire due semplici concetti, che però saranno chiarificatori del momento storico in cui viviamo.

 

1.    I Testi classici dello Yoga ci dicono che l’unica via che contempla l’esecuzione di asana, posture, è una sola.

 

Questa via sia chiama Hatha Yoga e NO non è uno stile.

 

È una delle vie indicate dai testi per lavorare su sé stessi seguendo 3 rami specifici della disciplina.

 

Tra questi le asana, le posture fisiche dello Yoga…

 

tralasciando l’avvento dello Yoga moderno con tutte le varianti e le modificazioni avvenute nell’ultimo secolo.

 

Quindi, in qualsiasi salsa si eseguano le posture fisiche, veloci, lente, mantenute, statiche, Flow, attaccati al soffitto, a testa in giù e chi più ne ha più ne metta…

 

si sta seguendo sempre la via dell’Hatha Yoga.

 

Quindi tutti colo ro che eseguono delle asana con il corpo stanno praticando Hatha Yoga.

 

Nella maggior parte dei casi anche questo non sarebbe vero, poiché questo comprenderebbe anche la pratica del Pranayama e del Pratyahara (ne parleremo in un altro momento).

 

2.    Come le differenti vie dello Yoga siano indicate a praticanti con diverse caratteristiche

 

anche le differenti modalità di pratica delle asana sono da calibrare in relazione al praticante.

 

NO non dovresti praticare lo stile che più ti piace ma quello più indicato alle tue caratteristiche fisiche e mentali.

 

Lo Yoga è una piccola parte dell’Ayurveda, l’antica scienza della vita, e pertanto ne deve seguire le indicazioni per perseguire un ottimo mantenimento dello stato di benessere dell’individuo…

 

o ricercare un miglioramento di esso qualora ce ne sia il bisogno.

 

(In questo ultimo caso si dovrebbe iniziare a parlare di Yoga Therapy ma entreremmo in un campo molto più complesso, per il momento concentriamoci sul già sconnesso ed incoerente campo del semplice Yoga fisico.)

 

Mettendo il caso che un praticante sia in uno stato di benessere, comunque dovrebbe imparare a comprendere come praticare per non squilibrare il suo equilibrio psico-fisico e per aiutarlo nel suo mantenimento.

 

Ecco, oggi questo non viene fatto quasi mai.

 

Semplicemente si pratica ciò che più ci piace tra le infinite proposte moderne…

 

oppure si pratica lo “stile” che un insegnante ha imparato e di conseguenza insegna.

 

E ahimé, quasi mai si parla di Yoga, ma di ginnastica.

 

Scambiare lo Yoga con la ginnastica può portare delle problematiche che vediamo costantemente negli allievi con cui lavoriamo da più di 25 anni come insegnanti e da 10 anni come formatori.

 

Bene, tutto questo per dirti che se sei abituato a dire “io pratico questo stile o quell’altro” e chiedi a noi quale stile insegniamo…

capiamo subito che c’è tanto lavoro da fare per

  • mettere ordine tra le informazioni che già hai sullo Yoga, tante o poche che siano
  • ripartire da concetti un po' più profondi della semplice pratica fisica per comprendere cosa sia realmente lo Yoga.


Questo capita ogni volta che iniziamo un percorso con nuovi allievi.

 

All’inizio si trovano spesso resistenze ed ostacoli da superare…

 

ma alla fine la ricompensa è una profonda chiarezza su cosa sia realmente lo Yoga e cosa voglia dire praticarlo, non solo fisicamente.

 

Ecco cosa può fare per te la Bussola Evolutiva di AyurYogaStudy, guidarti su una rotta sicura che ti porterà a comprendere lo Yoga come mai prima d’ora potendo finalmente beneficiare dei suoi doni dalla millenaria conoscenza.

 

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Che la tua via sia illuminata dalla stella più luminosa. 

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I ritmi respiratori influiscono sulla fluidità del fluido spinale all’interno ed attorno al cervello, secondo un nuovo studio. Il fluido cerebrospinale svolge un ruolo importante nel lavaggio dei rifiuti metabolici del cervello. La scoperta potrebbe avere un impatto su malattie del cervello come l’Alzheimer. Il nostro cervello è lavato e pulito da un costante flusso di fluido cerebrospinale, che gioca un importante ruolo di trasporto delle sostane di scarto, come proteine dannose e acqua in eccesso. Il ritmo del tuo cuore è uno dei fattori che influenza la qualità del fluire di questo liquido attraverso il cervello. Ora un nuovo studio mostra che la respirazione influisce anche sulla fluidità del fluido spinale. “ Non è impossibile che le tecniche di respirazione Yoga possano influenzare il flusso del liquido cerebrospinale attraverso il cervello e promuovere la rimozione dei rifiuti di esso ” dice Vegard Vinje del Laboratori Simula Research, dove è candidato al dottorato. Lo studio è stato recentemente pubblicato sul giornale Nature Scientific Reports e fa parte della tesi di dottorato di Vinje sull’argomento. Il battito del cuore ed il sonno promuovono il flusso Alcune sostanze di scarto si accumulano nel cervello a causa di disturbi cerebrali funzionali. Un esempio ben conosciuto è il betamiloide, il quale si accumula in forma di placche quando una persona ha la malattia di Alzheimer. Ma molto non è ancora compreso su come il cervello si sbarazzi dei prodotti di scarto. Nel 2013, tuttavia, alcune ricerche hanno scoperto che il liquido cerebrospinale gioca un ruolo nella pulizia del cervello. Esso fluisce nel cervello lungo i piccoli spazi attorno alle arterie e lava via il materiale di scarto attraverso il tessuto cerebrale stesso. “ Questo ha davvero attirato l’attenzione della gente ” afferma Vinje. Il modo in cui il fluido cerebrale fluisce può determinare quanto efficientemente i materiali di scarto possono venire eliminati. Il flusso è guidato dal battito cardiaco, tra le altre cose, perché le arterie del cervello si espandono ad ogni battito. Inoltre, ricerche precedenti suggeriscono che il flusso aumenta mentre dormiamo. Pressioni cerebrali misurate per un lungo periodo Vincje è stato nominato studente dell’anno in Ingegneria nel 2016 da Universum quando era uno studente presso la facoltà di matematica e scienze naturali dell’Università di Oslo. Il suo master era sui calcoli dei flussi di fluido nel cervello. Precedenti studi di risonanza magnetica hanno dimostrato che la respirazione può influenzare il flusso del liquido spinale. “ Ma questi studi sono stati limitati a brevi periodo di tempo, a causa dei limiti della tecnologia delle a risonanza magnetica ” afferma Vinje. Lui e suoi colleghi hanno avuto accesso alle misurazioni della pressione del cervello dei pazienti con idrocefalia, o acqua nel cervello, che erano al Rikshospitalet, all’ospedale universitario di Ulleval. Queste misurazioni vengono eseguite di routine per determinare quali pazienti necessitano di un intervento chirurgico. Il vantaggio, per le ricerche di Vinje, è che le letture della pressione si estendono per più di 15 ore. Respiro contro battito cardiaco Due sensori di pressione erano posizionati in differenti parti del cervello del paziente, dando 200 misure di pressione al secondo. Da queste misurazioni, Vinje e i suoi colleghi, furono in grado di calcolare il flusso del liquido cerebrospinale usando l’equazione di Navier-Stokes . Hanno calcolato poi la percentuale dei cambiamenti nel flusso dovuti alla respirazione in relazione ai battiti del cuore. Le misurazioni hanno mostrato che le pulsazioni di pressione sono tre volte maggiori per le pulsazioni cardiache rispetto al respiro. “ Sebbene i cicli delle pulsazioni di pressione siano dominati dalle pulsazioni del cuore, la velocità del fluido è tanto influenzata dal respiro che dal battito cardiaco. La quantità di volume del liquido cerebrospinale che pulsa dentro e intorno al cervello è di gran lunga maggiore per un ciclo respiratorio che per un battito cardiaco ” ha detto Vinje. Il volume che è stato spostato durante un ciclo di respirazione era più di quattro volte il volume mosso da una battito cardiaco. Questo perché ogni inalazione dura più a lungo di ogni battito cardiaco, con circa 15 inalazioni al minuto contro 60-70 battiti al minuti, spiega. Respirazione profonda meglio di quella rapida Vinje spiega perché un minor numero di respiri profondi ha un impatto maggiore sul flusso di liquido cerebrale rispetto alla respirazione più veloce e superficiale. In sostanza, le onde più lunghe (onde cerebrali) che risultano da respiri profondi possono trasportare più volume. Vinje le confronta con le onde dell’oceano che colpiscono la terra. “ Immagina una spiaggia con della immondizia. Un’onda lunga rimuoverà immondizia e disordine sulla spiaggia in modo più efficiente di una breve ”, ha detto. Le onde corte e più increspate non arrivano più in alto sulla spiaggia rispetto alle onde più lunghe della stessa altezza, spiega. Può spiegare il valore degli esercizi di respirazione I pazienti nello studio di Vinje hanno preso in media fino a 15 respiri al minuto, il che è normale. Ma per alcuni tipi di esercizi di respirazione profonda dello Yoga, i praticanti possono fare solo cinque respiri al minuto, dice. Sono state fatte molte ricerche su come e se la respirazione possa vere un effetto benefico sulla salute. “ Non è impossibile che parte della risposta risieda nell’effetto delle tecniche di respirazione sul flusso del liquidi cerebrospinale, che a sua volta è stato collegato alla rimozione dei materiali di scarto dal cervello ”, ha detto Vinje. Ora prova a pensare, se tutto questo può accadere facendo fare dei semplicissimi esercizi respiratori (con risultati ben poco differenti tra persone normodotate e persone con patologie) immagina cosa può provocare all'interno del corpo umano una respirazione altamente allenata attraverso le tecniche di respirazione (pranayama) che lo Yoga ci insegna. Nei nostri corsi ( primo anno di formazione in 250 h che trovi in forma annuale e residenziale) analizziamo in maniera approfondita ogni pranayama in modo da poter prendere il controllo del nostro respiro che ci porta ad unire il mondo esterno con quello interno. Potete leggere l’articolo originale cliccando QUI
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